Disturbi e malattie psicosomatiche


[Premessa indispensabile: quanto segue rispecchia le mie convinzioni e non vuole essere misura di verità o convincere nessuno. Chi vuole credere che dall'influenza si guarisca con gli antibiotici o che il tumore venga per cause genetiche si senta libero di continuare a farlo. Lungi da me far cambiare idea a chi identifica la scienza con i proclami delle case farmaceutiche!]

 

Il mondo delle malattie è entrato a poco a poco nella mia vita personale a partire dal 2000, quando mia madre è morta per sclerosi amiotrofica laterale e qualche anno dopo io ho iniziato a presentare i segni della sclerosi multipla. Da allora sono trascorsi più di 15 anni, sono da tempo completamente guarito dalla sclerosi senza aver mai preso un farmaco (e da molte altre condizioni fisiche che mi portavo dietro da quando ero ragazzo) e la mia comprensione di questo campo si è molto approfondita. Ciò che ho tratto dalla mia esperienza si può riassumere così: salvo le assai frequenti conseguenze da intossicazione, tutte le malattie non costituzionali hanno origine psicosomatica, ovvero sono espressioni di stati mentali conseguenti vissuti traumatici non risolti, e sono alimentate dagli stati mentali attuali.

 

Saltando un dotto quanto inutile discorso sul ruolo della genetica nello sviluppo delle patologie, largamente sopravvalutato, numerose sono le sostanze e i preparati industriali capaci di far ammalare e spesso di uccidere le persone: composti chimici presenti in diserbanti, insetticidi e dunque sui cibi e nelle bevande come nei prodotti per la pulizia della casa, metalli pesanti pressoché ovunque, nei fumi della benzina come nel cibo industriale e nei vaccini per i bambini, alchilanti e irradianti radioattivi utilizzati come farmaci, ma anche droghe, legali e non, capaci di alterare e distruggere gli equilibri biochimici del cervello e quindi dell'intero organismo; neanche nomino i vaccini e i farmaci che vanno a modificare la genetica umana. La presenza di queste tossine è autorizzata dai governi su pressione delle industrie perché sottintende una logica tanto semplice quanto sconvolgente: il cittadino deve comprare il più possibile prodotti a basso costo di produzione, se dannosi peggio per lui, quindi diventare fonte di reddito per ospedali e agenzie della salute e poi uscire di scena senza fare troppo rumore, meglio se non gli si deve pagare la pensione per troppi anni. Per chi è in grado di raccogliere informazioni disponibili a chiunque e fare un minimo di collegamenti logici, questa è una verità autoevidente.

 

Detto questo, esploriamo l'altra metà del cielo, ovvero le cause mentali della sofferenza fisica.

Anche un bambino sa che il cervello controlla l'intero organismo ed è interfacciato con esso tramite trasmissioni nervose, endocrine e immunitarie; sa pure che il cervello è la sede dell'esperienza interiore e dei processi psichici. Poiché in prima elementare lo stesso bambino impara che 1 più 1 fa 2, è in grado di associare queste informazioni in modo corretto, ovvero che gli stati mentali determinano e controllano quelli corporei e da essi sono influenzati. Quando però il bambino di cui sopra cresce, smette di contare perché usa la calcolatrice e si prende una laurea in medicina, quasi sempre si scorda le nozioni di buon senso e cessa di comprendere il funzionamento del corpo umano. Di quanto sapeva prima rimane solo una frase residuale, una sorta di eco nella mente del povero guaritore che riemerge nei frequenti momenti di impotenza davanti al paziente che chiede ragione dei propri sintomi: "è stress". Peccato che questa parola non voglia dir nulla!

Cervello e corpo sono intrecciati non solo a livello nervoso, endocrino e immunitario, cosa che basterebbe abbondantemente a spiegare come le nostre emozioni ci fanno funzionare, ma sono legati entrambi ad una sovrastruttura elettromagnetica per tramite del Primo Vascular System o reti di Bong Han, cosa che rende il controllo della mente sul corpo preciso fino a livello cellulare, forse molecolare. Ne consegue che la mente ha un controllo sul corpo su molteplici livelli: cellulare, di tipo immunitario, biochimico, di tipo endocrino, elettrochimico su base nervosa, elettromagnetico tramite il Primo Vascular System.

Ogni stato mentale determina il funzionamento del corpo secondo regole iscritte nella nostra struttura e che permettono mutazioni di ogni tipo, comprese modificazioni dell'espressione genica e dell'attività del DNA a qualsiasi livello, operando su quel 98% dello stesso che la sedicente scienza medica chiama "spazzatura" e che è in realtà un complesso sistema ricetrasmittente di tipo elettromagnetico. La mente può innescare tumori come malattie degenerative, far cadere i capelli come far esplodere un aneurisma, piegare la schiena come bloccare il funzionamento di un organo... E naturalmente operare il contrario, ovvero guarigioni che ci appaiono miracolose poiché siamo ignoranti di noi stessi più di ogni altra cosa. Tutto questo accade per mezzo di pensieri e di emozioni; lo "stress" altro non è che la nostra vita affettiva, e può ucciderci come salvarci.

 

Se le vie della somatizzazione, ovvero della corrispondenza fra funzioni e strutture del corpo e stati mentali, sono ben descritte dalla medicina tradizionale cinese da oltre 2500 anni, il meccanismo in base al quale una sofferenza mentale genera malattia è stato identificato, in buona parte correttamente, da Ryke Geerd Hamer, perseguitato da istituzioni e governi come nessun altro medico nella storia; rispetto a lui, Josef Mengele viene guardato con bonaria simpatia. Hamer, che si avvaleva del buon senso del bambino descritto sopra e di qualche osservazione clinica, ha in sintesi scoperto quanto segue:

1. Un vissuto traumatico, ovvero un imprevedibile evento doloroso di fronte al quale la persona rimane impotente, innesca un fenomeno dove la reazione comportamentale e viscerale ordinaria scompare, sostituita da una progressiva trasformazione del corpo e delle sue attività riconducibile a livello simbolico ed esperienziale alle componenti mentali del vissuto traumatico.

2. Questa sintomatologia "di conversione" esprime o un tentativo di mutazione dell'organismo, che cerca di diventare funzionalmente più adatto ad affrontare eventi futuri analoghi a quello traumatico originario, o l'inizio della distruzione dell'organismo, ritenuto inadatto ad affrontare la vita in base alle leggi di selezione naturale. Entrambe queste modifiche seguono una logica di tipo cellulare piuttosto che individuale e interessano anche il funzionamento mentale e l'assetto caratteriale della persona. In base all'intensità del vissuto interiore originario, tale processo trasformativo può avere intensità sintomatica e durata complessiva estremamente variabili; comportare la morte come modifiche a malapena osservabili, durare da pochi minuti a molti decenni. Non è controllabile dalla persona e avviene spesso fuori dal dominio della sua coscienza.

3. L'evoluzione della sintomatologia, la cosiddetta fase del "conflitto attivo", prosegue per un tempo indefinito seguendo un incremento lineare fino a quando l'individuo non risolve la debolezza messa a nudo dal trauma, dunque anche per l'intera vita in caso di fallimento. La risoluzione del trauma avviene quando la persona affronta e conclude positivamente la situazione originaria o, nell'impossibilità che questo accada, situazioni successive simili a quell'evento, o quando la sua evoluzione personale ha reso insignificante il danno esistenziale originario.

4. La fine del conflitto attivo apre una nuova fase di trasformazione dell'organismo, detta "fase di riparazione", dalle manifestazioni sintomatiche pressoché contrarie alla precedente e dalla durata simile, al termine della quale i processi trasformativi dell'organismo legati al trauma si estinguono definitivamente. Nonostante il nome, tale fase, per la nuova sintomatologia che comporta, potrebbe essere anche più rischiosa della precedente ai fini della sopravvivenza della persona; inoltre, poco dopo il suo inizio, si presenta un evento di picco che segnala proprio il superamento dell'evento traumatico ed è caratterizzato da un malessere estremamente intenso di breve durata, detto "crisi epilettoide". Tipici esempi di questa crisi sono attacchi epilettici, ischemie, shock anafilattici e simili.

 

In tutto questo cosa può fare lo psicologo, cioè io?

Tendenzialmente tre cose: aiutare la persona a individuare l'evento traumatico che ha dato inizio alla malattia, renderla più forte e orientarla verso un confronto con i suoi traumi in modo da superarli, sostenerla durante il processo di guarigione modificando la sua personalità in modo che non si trovi più indifesa di fronte alla durezza della vita. Senza aiuto, come accennato sopra, la persona non può avere nemmeno consapevolezza di aver subito traumi, figuriamoci comprendere come questi siano alla base dei suoi sintomi e capire in che direzione dovrebbe indirizzarsi per guarire!

Durante questo percorso, se lo ritengo utile, suggerisco al paziente di assumere integratori e prodotti naturopatici che lo rinforzano e lo aiutano a contenere il malessere.

Anche se le persone vengono disinformate a riguardo, un giusto mix di sostanze innocue reperibili ovunque e un'alimentazione adeguata permettono di arrestare l'avanzare dei sintomi degenerativi anche di gravi malattie, come il Morbo di Parkinson e di Alzheimer, in attesa di risolvere definitivamente il meccanismo causale. Laddove poi serve maggiore sostegno medico, indirizzo i pazienti verso quei professionisti che condividono la mia impostazione e che so essere in grado di curare davvero le persone.

Indipendentemente dalla bravura del medico, non bisogna dimenticare che sono la vita della persona e il suo rapporto con gli altri ad aver generato la malattia; senza un cambiamento di mentalità e il superamento dei propri traumi, nessuna guarigione completa è possibile.