Disturbi dell'umore

 

Sulla depressione, come su tutto ciò che riguarda la salute mentale, c'è grande confusione anche fra gli stessi operatori della salute... Esistono tre principali forme di depressione; tutte e tre hanno lo stesso processo causale, ma esprimono vissuti diversi rispetto ad esso.

 

Il più noto e incompreso dei Disturbi dell'Umore è il Disturbo Depressivo Maggiore o depressione propriamente detta. Largamente sovra-diagnosticato dai medici di base, è un malessere consistente nell'alternanza di periodi di apparente normalità senza guizzi di gioia e periodi, detti "episodi", di cupa disperazione mista a rabbia, così intensa da logorare il fisico della persona e renderla pressoché invalida. Durante questi periodi, che possono durare settimane o mesi, la persona solo con sforzo riesce a nutrirsi e a lavarsi da sola, rifiuta di svolgere qualsiasi attività lavorativa, domestica e di tempo libero e cerca di trascorrere più tempo possibile a letto, di solito rimuginando sull'inutilità della vita e l'opportunità di suicidarsi, istupidita da questa cappa indissolubile di malumore.

In queste fantasie depressive si rivela anche la personalità dell'individuo; se erano presenti pregressi Disturbi della Personalità, tali immagini assumono connotazioni assurde o perverse e a volte, nel caso di narcisisti, paranoici e psicotici, inclusive di intenzioni omicidarie verso chi si ritiene causa della propria disgrazia.

I familiari, di solito ignari o fintamente tali delle reali cause del malessere del congiunto, intervengono a questo punto con un massiccio supporto farmacologico, che a volte genera un lieve miglioramento della situazione, ma nella stragrande maggioranza dei casi che ho osservato si rivela inutile e dannoso, nel senso che la persona rimane depressa e in più sviluppa problemi fisici legati a sconvolgimenti ormonali o intossicazione, oltre a perdere totalmente impulsi appetitivi quali il desiderio sessuale. In casi rari purtroppo l'antidepressivo fornisce energia sufficiente a mettere in atto i propositi suicidari e, nel caso vi fossero altre e più gravi forme di disagio nella persona, anche quelli omicidari. Insomma, meglio sarebbe, come alcuni Autori consigliano, che il paziente assumesse cannabis o anfetamine.

 

Se la depressione è sovra-diagnosticata, le varie forme di Disturbo Bipolare lo sono cento volte di più, con l'aggravante dell'errore sistematico. Quasi tutte le personalità di tipo Borderline vengono diagnosticate come Disturbi Bipolari, mentre le forme bipolari vere quasi mai sono riconosciute come tali, ma scambiate per fantasiose forme di psicosi.

La forma più comune di Disturbo Bipolare consiste nel ripetersi, a intervalli irregolari e apparentemente non prevedibili, di episodi maniacali della durata di alcuni giorni o settimane a cui segue un periodo di sconforto depressivo di alcune settimane, dalle manifestazioni meno gravi rispetto agli episodi della Depressione Maggiore. L'episodio maniacale altro non è che un fenomeno infiammatorio che indebolisce le funzioni prefrontali della persona e slatentizza ogni suo impulso, da quelli aggressivi a quelli sociali, da quelli sessuali a quelli lavorativi, creativi e sportivi, liberando un'energia incontenibile e disorganizzata; a volte questa esaltazione è tale da richiedere contenimento psichiatrico.

Un episodio maniacale, con buona pace degli psichiatri, non accade mai per caso, ma è preceduto da un evento doloroso o sconvolgente per la persona in seguito al quale questa entra in una fase di sottile e crescente straniamento simile a quella che prepara le crisi epilettiche, e che poi sfocia alcuni giorni o settimane dopo nell'episodio maniacale.

Quando l'episodio finisce e la persona torna in sé, di solito massicciamente sedata, si rende conto della sua condizione di perdita di controllo e dei guai compiuti in fase maniacale e, giustamente, si scoraggia e si sconforta, deprimendosi. [Chi ha letto su questo sito la sezione relativa alle malattie psicosomatiche riconoscerà le fasi del conflitto attivo e di riparazione.]

Una volta queste persone venivano curate coi sali di litio, forse l'unico rimedio psicofarmacologico davvero efficace; poi si è scoperto, a parer mio, che questa terapia rendeva troppo poco a case farmaceutiche ed ospedali, ed i pazienti hanno iniziato ad essere sedati con dosi industriali di antipsicotici e anti-convulsivanti di ultima generazione. Risultato: bipolari intontiti, nella migliore delle ipotesi, ma certo non guariti.

 

La terza forma del disagio depressivo, nonché quella più diffusa e che colpisce almeno il 30% della popolazione nel corso della vita, è il leggendario Disturbo Distimico, anche detto, fuori dal delirante lessico psichiatrico, infelicità.  

L'infelicità diventa un problema psicologico quando si protrae per molti mesi e debilita l'individuo in modo simile, seppur con sintomi di intensità assai più ridotta, agli episodi depressivi. Non è infatti la gravità dello stato mentale depressivo a preoccupare il soggetto o i suoi cari, quanto la stabilità dello stesso, ovvero che la persona non ne esca mai: non ride, non sorride più, non trova piacere e motivazione in alcuna cosa che fa, né particolare stimolo o sollievo dalla presenza degli altri. Basta guardarsi intorno, osservando anche parenti e conoscenti, per comprendere quanto questo fenomeno depressivo sia diffuso...

 

Tre forme psicopatologiche diverse, appartenenti alla stessa famiglia e originate dalla stessa causa: una grave esperienza di sconfitta, perdita e fallimento. Lutti, licenziamenti, separazioni irrimediabili, pensionamenti, sfratti e perdita di proprietà e simili sono eventi che hanno il potere di destabilizzare e far vacillare chiunque, inducendo un perdurante senso di impotenza e allarme che sconvolge la persona e le sue routines esistenziali. Chi non è sufficientemente forte da riprendersi presto, sviluppa un crollo dell'immagine di sé e delle sue prospettive future che può comportare distimia, depressione o, negli individui con una precisa vulnerabilità frontale o dopaminergica, bipolarismo. 

Questo meccanismo tende inoltre ad auto-rinforzarsi: più una persona si deprime o va in stato maniacale, più le sue perdite e i suoi fallimenti si aggravano, creando un circolo vizioso dal quale è difficile uscire. Anche familiari e congiunti possono fornire poco aiuto, poiché implicati, direttamente o indirettamente, proprio nel vissuto di sconfitta e di perdita che genera il dolore nel paziente.

Come in altre problematiche, la terapia è tecnicamente semplice ma emotivamente ardua, poiché consiste nel ricostruire il senso della vita della persona danneggiata, riattivando in lei le risorse residue e la speranza nel futuro sepolte dall'opprimente stato mentale alterato. Di solito sono condizioni che riesco a curare; nel caso delle forme bipolare, a volte mi avvalgo della collaborazione di un medico per il contenimento delle crisi peggiori.