Attacchi di panico e ipocondria

 

Un attacco di panico è un vissuto di disagio e angoscia crescenti durante il quale la persona sente che una o più attività del suo corpo (battito cardiaco, sudorazione, deglutizione, tensione muscolare, etc.) assumono una forma anomala e associa a questa alterazione la convinzione di stare per svenire, per impazzire o per morire o, in generale, di perdere il controllo su di sé con conseguenze disastrose. Questa esperienza, sebbene niente affatto insolita nella vita delle persone, è terribilmente spiacevole e non di rado lascia un ricordo traumatico in chi l'ha vissuta.

Il Disturbo da Attacchi di Panico non è nient'altro che la paura continua di poter avere un attacco di panico e dunque di essere costantemente sull'orlo della morte o della follia. L'angoscia sollevata da questa condizione può essere così grande da rendere la persona socialmente invalida, spingerla a rifugiarsi in casa e, di conseguenza, condurla all'isolamento.

Come se non bastasse, tutto questo è aggravato di solito dall'incomprensione dei congiunti del paziente, che non comprendono come una paura "immaginaria" possa rovinare la vita al loro caro.

Anni di esperienza e di studi su questa patologia mi hanno convinto che gli attacchi di panico non sono altro che la valvola di sfogo di gravi tensioni dovute a situazioni difficili della vita, accumulate per anni, che si liberano attraverso la sensazione di perdere il controllo in un momento di stress che nulla ha a che vedere con la situazione causa delle tensioni interiori.

Di per sé, l'attacco di panico non sarebbe quindi una patologia, ma un tentativo spontaneo e naturale dell'organismo di ristabilire l'equilibrio interno in una persona che ha perso la consapevolezza della pressione emotiva che ordinariamente sopporta.

Siano dunque i problemi di fondo che si alleviano con gli attacchi di panico legati a relazioni coniugali o familiari, o condizioni lavorative insostenibili, affrontarli insieme al contenimento dei sintomi è la mia strategia terapeutica, così da guarire non solo il disturbo, ma da aiutare anche la persona a cambiare vita, in modo da ritrovare serenità e benessere duraturo.

 

L'Ipocondria è la paura di essere affetti da una o più malattie gravi, spesso non chiaramente definite, delle quali si percepiscono i sintomi nel proprio corpo. Tali presunti sintomi sono in realtà normali fluttuazioni delle funzioni fisiologiche o alterazioni emotive delle stesse su cui, in momenti stressanti, la persona pone la sua attenzione. Come nel Disturbo da Attacchi di Panico, si genera una "paura della paura" per la quale il paziente vive nella costante ricerca di segnali interni che gli confermano il presentarsi o l'aggravarsi di questa malattia immaginaria. 

Nella mia esperienza questa condizione è assai frequentemente associata al Disturbo da Attacchi di Panico e ha la stessa identica causa, ovvero una grave tensione emotiva generata da una situazione dolorosa di vita che non si riesce o non si vuole mettere a fuoco nella propria coscienza. Aggravante dell'Ipocondria è che il paziente presenta sempre anche una marcata "alessitimia", ovvero una condizione di mancata alfabetizzazione emozionale spesso associata ad una scarsa consapevolezza delle proprie stesse reazioni affettive. Inoltre, la persona ipoconriaca ha quasi sempre memoria di una condizione importante di malattia che realmente ha colpito lui o un suo familiare nel passato. In sostanza, dunque, le sensazioni ipocondriache altro non sarebbero che le emozioni spiacevoli della persona che vengono somatizzate, costituendo i momenti di accumulo tensivo precedenti all'esplosione e allo sfogo che è l'attacco di panico.

La terapia è perciò la stessa, ovvero portare la persona a diventare consapevole delle reali cause del suo malessere e aiutare ad affrontarle.