In breve, gli apprendimenti sulla psicoterapia cognitivo-comportamentale che ho sedimentato nel corso degli anni mi hanno convinto che lo strumento di cura per i disagi della mente è la relazione con il terapeuta. Tale relazione si sviluppa su tre dimensioni:
- è modello di relazione adulta, equilibrata, basata sul rispetto reciproco, affettivamente calda, caratterizzata da ascolto e dialogo, confronto e condivisione di idee ed esperienze personali;
- il terapeuta stesso diventa parziale strumento di soddisfazione dei bisogni affettivi e relazionali del paziente, dal quale viene positivamente fantasticato come
amico fraterno, guida genitoriale o persino amante ideale, e la buona gestione di queste fantasie rasserena e fa sentire accolta la persona in terapia;
- il terapeuta, in quanto esperto del funzionamento della mente e (si spera) della vita, sa spiegare al paziente la natura dei suoi disagi e i processi che ne porteranno alla risoluzione, motivandolo all'attuazione dei consigli terapeutici.
Questo strumento terapeutico è versatile e mi permette di affrontare situazioni e disturbi profondamente differenti fra loro.
I miei trattamenti richiedono solitamente una seduta a settimana di 60 minuti e seguono sempre gli stessi passaggi:
1. Presa di coscienza: nei primi incontri rassicuro il paziente sulla sua possibilità di ridurre la sofferenza e spiego quali sono i processi, le situazioni e le persone che nella sua vita ne sono la causa e continuano ad alimentarla. Spiego quindi i passi necessari che dovremmo fare insieme e ciò che dovrebbe fare in autonomia per risolverla; se il paziente accetta, inizia la terapia vera e propria.
2. Risoluzione: dopo aver compreso la natura della propria sofferenza, il paziente viene attivamente aiutato ad affrontarla, così da far finire lo stato di emergenza e il disagio sintomatico che lo ha portato in terapia. Questa fase dura solitamente dai quattro agli otto mesi (dipende dal problema) e per molti pazienti, che non sono interessati a cambiare profondamente la loro personalità, costituisce il termine della terapia.
3. Cambiamento: per chi continua, risolta
l'emergenza, si concordano obiettivi di cambiamento personale e si lavora insieme per modificare personalità, modi di pensare e sensibilità del paziente per renderlo più forte e sicuro di sé, in
modo da evitare ricadute e ridurre al minimo la possibilità di avere nuovi stati problematici nel suo futuro, portandolo ad una vita felice. Non è possibile prevedere quanto può durare questa
fase, ma per la maggior parte delle persone richiede fra uno e due anni.
Nel mio lavoro collaboro con colleghi psicologi, medici, educatori e riabilitatori quando le situazioni lo richiedono, ma ho imparato a non avere fiducia nei
trattamenti psichiatrici tradizionali e sono fortemente scettico riguardo al ruolo delle comunità terapeutiche. Considero l'uso di psicofarmaci utile solo per le persone in situazioni molto gravi
che hanno bisogno di essere contenute per non fare male a se stessi e agli altri.
Di seguito le problematiche che ho imparato a risolvere meglio.
Foto di Gaya Chiocchio