Il Disturbo Narcisistico della Personalità

 

Sulla personalità dei narcisisti oggi vengono scritti libri a profusione... Per lo più testimonianze delle vittime degli stessi o manuali di sopravvivenza rivolti a queste, testi quasi sempre, a parer mio, banali e superficiali, spesso tesi a demonizzare persone che non sono peggiori di altre, soprattutto delle loro presunte "vittime".

L'essenza del disturbo è nel profondo ripiegamento su se stessi, in cui si esclude ogni forma di rispetto per le esigenze degli altri e la loro sensibilità. I narcisisti affascinano, manipolano, sfruttano e logorano fino al punto di rottura le persone deboli che cercano individui forti e sicuri di sé a cui legarsi. Più sono irrispettosi delle regole sociali e affettive, più questo comportamento, interpretato spesso positivamente come segno di forte autonomia, esercita attrazione sulle persone più ingenue e prive di grandi esperienze di vita. 

Il disturbo è un'evoluzione molto precoce del disagio infantile e preadolescenziale che porterebbe allo sviluppo di una personalità Borderline; in tale mutamento, come meccanismo difensivo di sopravvivenza, viene soppressa ogni forma di consapevolezza di sé e quindi di empatia verso gli altri; cessa così, a livello cosciente, l'angoscia abbandonica, sostituita dalla preoccupazione di risultare e apparire migliori degli altri e la convinzione di poter fare a meno di chiunque.

A rigor di termini i narcisisti non sono "cattivi", semplicemente guardano serenamente con freddezza e distacco tutti gli altri, partendo dal presupposto che loro sono "migliori" o "giusti" e questo li autorizza a trattare gli altri con arroganza e disprezzo, spesso aggressivamente se contraddetti o infastiditi da richieste di attenzioni che considerano insulse. Un narcisista non dialoga, monologa; non chiede, pretende; non è immorale, ma amorale, ovvero guarda solo al proprio tornaconto personale. 

Una persona che soffre di disturbo Narcisistico è incapace di consapevolezza, ma non è immune dalla sofferenza. Non potendo creare una relazione con se stessa, ha bisogno di altri da sottomettere, che gli tengano compagnia o gli facciano da spalla devota e compiacente, meglio se ammirati dalla sua personalità apparentemente forte e senza cedimenti.

Pochi individui con questo disturbo si presentano in terapia e meno ancora superano le prime sedute: mettersi in discussione per loro è impossibile. In compenso, i conviventi spesso li costringono a seguire un percorso per salvare la coppia o la famiglia; in questo caso, se il paziente è interessato a evitare la crisi o la rottura dei suoi rapporti, riesco a ottenere buoni risultati "addestrandolo" (poiché non si possono spiegare i colori a un cieco!) a un comportamento più rispettoso degli altri e più attento, in modo adeguato, verso se stesso.