Cari ragazzi e ragazze,
Ormai un mesetto e mezzo fa ho tenuto l’evento degli Esseni, in cui insieme a una ventina di persone abbiamo riprodotto, per quanto possibile, una giornata di vita di questa comunità religiosa dei tempi di Gesù.
Gli Esseni nascono intorno al 200 a.C. quando gli Asidei, che verosimilmente già avevano fondato la comunità di Qumran, iniziano l’opposizione al dominio seleucide che dominava gran parte del medio-oriente e schiacciava gli Ebrei nella regione palestinese. Sostennero la rivolta dei Maccabei, ma quando i ribelli, intorno al 150 a.C., tradirono le aspettative religiose dei giudei accentrando la carica monarchica e sacerdotale in uno stesso individuo, stravolgendo di fatto la Legge mosaica e dando inizio alla perversa discendenza degli Asmonei, gli Asidei si divisero a loro volta in due sette, quella dei Farisei, che credeva che il mondo ebraico andasse redento e dunque scelse di vivere in mezzo a loro, e quella degli Esseni, che riteneva non ci fosse più nulla da fare e bisognasse solo isolarsi e attendere la fine del mondo la quale, prevedevano, non sarebbe avvenuta che pochi decenni dopo.
Riorganizzati in una rete di comunità indipendenti che condividevano la stessa Regola, stesa a Damasco sotto la guida del Maestro di Giustizia, l’Unione essena visse isolata dal mondo in enclavi di poche decine di individui, che incessantemente si preparavano nel corpo e nella mente alla guerra finale che immaginavano sarebbe avvenuta intorno al 70 d.C. e che effettivamente avvenne, poiché la Prima Guerra Giudaica dei palestinesi contro i Romani vide la fine del mondo ebraico tradizionale e lo sterminio di tutti gli Esseni ad opera degli spietati legionari. Naturalmente gli Esseni non immaginavano che sarebbe andata così; pensavano bensì che per quarant’anni avrebbero combattuto contro il male avendo gli angeli mandati da Dio al loro fianco; dieci anni contro gli ebrei snaturati, altri dieci contro i gentili della Palestina e gli ultimi dieci contro tutti gli altri popoli del mondo, e fra una guerra e l’altra qualche anno di pausa per riposarsi e riorganizzarsi.
Uno sforzo immane di tal fatta richiedeva una preparazione senza uguali. Gli Esseni, ovviamente solo uomini, entravano nell’Unione solo da adulti maturi, cioè a diciassette anni, rinunciavano ad ogni proprietà privata e mettevano ogni cosa, soprattutto il loro lavoro, al servizio della comunità. Praticavano una vita ascetica, incomprensibile per i loro contemporanei che lottavano per la sopravvivenza, per la quale intessevano un matrimonio monogamico in cui incontravano la loro compagna, che viveva in un’abitazione separata, solo una volta l’anno al fine di avere rapporti sessuali volti alla procreazione, e pure i loro figli dovevano essere sottoposti ad addestramento e prove d’iniziazione per poter entrare nella comunità, l’ingresso nella quale avveniva per tutti i meritevoli con un battesimo rituale. Si addestravano segretamente al combattimento, ma rifiutavano qualsiasi forma di violenza attendendo la battaglia finale; non mangiavano carne se non in occasioni eccezionali, cioè quelle in cui l’animale poteva essere sacrificato come offerta a Dio nei modi prescritti da Mosè, e si prodigavano in ogni forma di aiuto reciproco verso i membri della comunità, compresa l’assistenza di anziani e malati; rimettevano qualsiasi iniziativa personale nelle mani della comunità e si affidavano totalmente all’insegnamento dei maestri sacerdoti, sebbene imparassero tutti a leggere e scrivere per poter acquisire e commentare la letteratura religiosa giudaica, non solo biblica; praticavano le arti della guarigione attraverso le erbe, i cristalli e l’imposizione delle mani, nonché la meditazione; imparavano a predire il futuro attraverso gli oroscopi, l’interpretazione dei sogni e le visioni in stato meditativo; praticavano l’invocazione angelica a scopi magici e di preghiera.
E tutto questo abbiamo fatto anche noi: dopo il battesimo di ingresso e confermazione nella comunità, abbiamo lavorato nei campi, ci siamo istruiti nelle discipline esoteriche, addestrati al combattimento, abbiamo mangiato in modo rituale, riflettuto sui testi sacri e li abbiamo commentati durante il pasto serale, preceduto dallo spezzare il pane e dal bere il vino dopo la benedizione rivolta a noi e l’anatema mandato ai nostri nemici, ovvero tutto il mondo esterno. E dopo tutto ciò, abbiamo condiviso insieme cosa volesse dire per noi comuni mortali del ventunesimo secolo essere parte di un gruppo di eletti, depositari di una santità acquisita con lo sforzo e responsabili del destino del mondo.
Ciascuno dei partecipanti potrà dirvi la sua, e io qui vi dico la mia. È stato strano, insolito, uscire da quell’isolamento personale a cui sono stato abituato fin da piccolo e che viene intervallato dalla condivisione estemporanea, seppure ripetuta e continuativa, della coppia, della famiglia, del gruppo di amici, dei miei pazienti e allievi. Alla fine, per quanto l’amore degli altri mi riempia il cuore, la sensazione di essere solo, individualizzato attraverso l’autonomia (valore esistenziale per me assolutamente centrale) prevale sempre. Lì, invece, per qualche ora, il senso dell’Io individuale si è dissolto in una struttura più grande, dove ero parte di qualcosa che contribuivo a creare e che pure mi trascendeva, che esisteva prima di me e sarebbe sopravvissuta a me. La condivisione costante nella percezione di avere tutti, ciascuno a modo proprio, una missione fondamentale, ovvero salvare l’umanità dal Male, spostava la mia vita su un livello più alto.
La spiritualità a cui sono abituato è un misto di speranza in un karma istantaneo, per cui faccio tante cose psico-spirituali nella speranza di avere un ritorno materiale più o meno immediato, e la percezione generale che forse avrò un premio celeste nell’aldilà e che intanto nell’aldiquà sarò una persona più bella, figa e santona, quel tanto che basta per compiacermi dell’ammirazione e della curiosità che questo atteggiamento suscita negli altri. Cerco pure di non essere troppo spirituale che sennò divento come quegli individui grotteschi che ho conosciuto che si sentono guru/maestri/santi/santissimi e che impartiscono lezioni di vita pur essendo scappati di casa totali, pieni di tic e di nevrosi o con personalità veramente disturbate. Insomma, la spiritualità odierna è piuttosto incerta, complicata da equilibrare con la vita materiale quotidiana e con i rapporti umani ordinari, mentre quando sei esseno la complicazione sparisce; tu sei il campione divino, qui e ora, la tua vita è estrema e al tempo stesso sempre gratificante nella condivisione e nella tempra che acquisisci, ogni domanda trova una risposta nei sacri testi e nel tuo maestro, il Bene e il Male sono chiarissimi e tu promuovi l’uno e combatti l’altro, sai che il mondo esterno è insalvabile, ma che il tuo è illuminato da Dio e gli angeli sono al tuo fianco e non per impalpabili carezzine e vomitevoli paroline d’amore smielato, ma per guarire e fortificare ogni giorno la tua persona e la tua comunità al fine, a tempo debito, di guidare i meritevoli e ripulire il mondo con il sangue degli impuri così da riportarlo ad essere il giardino divino che una volta era e che grazie a te e ai tuoi compagni tornerà ad essere.
Interpretando il maestro sacerdote esseno percepivo la distanza siderale tra me e il giovane pellegrino osannaeh perso in quel mondo che gli è indifferente con in testa le canzoncine da cantare al Papa che come-facciamo-col-cambiamento-climatico-pregate-tanto-mi-raccomando, e il prelato laido e panzone intento a contare i soldi prodotti dagli investimenti immobiliari e finanziati della sua diocesi, rinchiuso in chiese e monasteri con più confort di una spa, nonché col buddico insegnante di discipline orientali reinventate che compra e vende corsi per raggiungere l’illuminazione perché si sa che se-congiungi-il-piede-col-naso-mentre-unto-di-lavanda-aspiri-l’incenso-al-palo-santo-facendo-ohm-trattendendo-il-fiato sicuro poi ascendi alla Fonte, ripetere quattro volte per sicurezza. Sentivo invece un’inquietante vicinanza col fondamentalista islamico standard illuminato dalle parole di Sayyid Qutb, l’ideologo dei Fratelli Musulmani che diceva, in sostanza, che l’Islam un giorno inevitabilmente prevarrà perché hanno come avversari da un lato gli atei, che possono sforzarsi quanto vogliono ma non raggiungeranno nulla perché non hanno Dio dalla loro parte, e dall’altro i credenti delle altre religioni, i quali si guardano bene dal sacrificare la loro vita a Dio amandolo veramente e lo pregano invece perché sia un po’ bancomat e un po’ ansiolitico, e dunque figurati quanto possono arginare chi con Dio nel cuore non teme nulla; e vagli a dare torto, nel lungo periodo andremo tutti in moschea, altro che new age!
La forza di chi sente Dio come quella presenza condivisa con i propri confratelli che lo rende invincibile di fronte ad ogni nemico nel qui e ora, con l’anima, la mente, il corpo e la spada, e che sa che vincerà, perché così è deciso dall’inizio dei tempi, non teme confronti con nulla. L’aver sperimentato questa dimensione di grandezza interiore non mi porta ovviamente a desiderare una conversione all’Islam radicale (sempre gnostico rimango), ma mi ha consolidato nella convinzione di quanto sia importante la costruzione di una comunità di relazioni con persone affini, che nulla abbiano a che fare con i legami di sangue, e la chiarezza su cosa siano il Bene e il Male nel mondo, bussola indispensabile soprattutto in questi tempi di propaganda martellante nuovordinemondialista.
Gli esseni credevano che gli ebrei del loro tempo fossero irrimediabilmente traviati da Belial, uno degli angeli ribelli al servizio di Semeyaza, e che questo li portasse non solo ad essere deboli, corrotti e perversi, ma anche collusi con l’empio invasore che aveva conquistato il mondo, ovvero il potere romano, il quale però si presentava come civilizzatore, “esportatore di democrazia” diremmo oggi, che governava una nazione formalmente indipendente tramite un regnante fantoccio impossibile da contestare a meno che non si volesse finire torturati in carcere o bruciati vivi in piazza; insomma, difficile non vedere le similitudini con la nostra situazione odierna. Anche nel nostro tempo, infatti, la maggioranza degli ebrei e buona parte dei cristiani sembra essere posseduta dal demonio, sostenitori attivi di un genocidio portato avanti da una nazione abusiva sotto gli occhi del mondo col fine di garantire ad un potere straniero imperialista il controllo territoriale e finanziario di una regione strategica a fini militari e commerciali, traendone in cambio una promessa di miserabile benessere, il tutto nella sottomissione indifferente o negazionista dei potere istituzionali e mediatici dei Paesi vassalli di questo impero del Male, i quali si definiscono, con incredibile ironia, “il mondo libero”. Chi prova a sostenere il contrario, ovvero la verità, viene ostracizzato, ridicolizzato e demonizzato, o anche incarcerato come terrorista, come avviene in alcuni Paesi del nostro continente; ancora non viene bruciato vivo, ma date tempo al tempo, il dio dei mercati e dell’Antico Testamento il sangue lo chiede, e presto o tardi lo avrà, verosimilmente quello dei soldati mandati come “forza di pace” a difendere i confini del nostro mondo criptofascista dal pericolo russo e in generale dai nemici che l’impero del Male crea continuamente intorno a sé.
Oggi non potrei essere esseno; non avrebbe senso sia perché non sono un giudeo ossessionato dalla Legge mosaica, sia perché non intendo combattere la battaglia finale per la vittoria di uno Stato criminale, nemmeno se sostenuto da Dio e dai suoi angeli. Mi sento lo stesso però parte di una comunità di persone che si oppongono all’orrore del presente, si battono per quella Verità che non hanno paura di conoscere e affermare e si sostengono a vicenda, coltivando quei valori di condivisione, creatività e apertura al prossimo che il Male odia sopra ogni cosa, essendo la sua natura incentrata sull’isolamento dell’individuo e la disconnessione dello stesso dal mondo, esterno ed interno, in ogni sua forma. Se, etimologicamente, il Diavolo è “colui che divide”, oggi certamente domina incontrastato, ma possiamo almeno tentare di cacciarlo fuori dal nostro cuore, aprendo la mente a quella gnosi che viene dal Cielo e che eleva l’anima su un piano di amore e fratellanza universale, senza la demoniaca fantasia autodistruttiva di rinuncia al proprio Io, ma rendendolo parte di una ricchezza condivisa, la scintilla di un Pleroma luminoso portato sulla Terra.
“Bene? Male? Ma di che vai cianciando? La tivvù ha detto che bisogna obbedire e smettere di pensare, conta solo il benessere dato dalle cose, la preservazione del corpo e le emozioni virtuali, il resto porta solo a morire e a far morire gli altri, non lo sai? Tipo il riscaldamento globale, quindi spegni il tostapane e smetti di scureggiare che qui si sciolgono i ghiacciai!”. E vabbè, non pretendo che l’ilico possa mai comprendere la gabbia da criceto dentro la quale corre incessantemente, però so che qualcuno da qualche è ancora vivo dentro di sé e cerca i suoi simili dispersi e nascosti fra gli zombies… Se ci sei e stai leggendo questo scritto, noi siamo qui.
Un abbraccio a tutti voi