La vita è sogno

 

L'unica cosa bella della convalescenza influenzale è che mi permette almeno di scrivere un po', mettendomi quasi in paro con i post relativi a vecchie psicogite ed argomenti che avrei voluto trattare, ma che poi la vita da persona sana (si fa per dire) mi porta a rimandare ad libitum e così alla fine non si scrivono mai...

Qualche tempo fa, non mi ricordo nemmeno più quando, abbiamo fatto la psicogita sui calanchi vicino Civita di Bagnoregio, la piccola Dubai del viterbese trasformata in macchina per far soldi da poetica e decadente città morta che era. Nessuno speculatore berluscopiddino potrai mai però monetizzare il fantastico cammino sulle colline circostanti, perché nessun pesaculo con occhiale firmato, bicipite tatuato e risvoltino con scarpa di vernice senza calzino pagherebbe mai per farlo, manco se ci mettessero le scale mobili. Proprio quel paesaggio mozzafiato, nella giornata più bella della stagione, si prestava per il tema scelto per la psicogita: i sogni.

Il sogno è un’attività mentale che ha luogo durante il sonno, nell’esperienza ordinaria è involontaria e apparentemente non intenzionale e di essa spesso non si conserva il ricordo. Quando i sogni vengono ricordati sembrano veicolare una qualche informazione per il sognatore, ma di nuovo la maggior parte delle persone non riesce a comprendere cosa vogliano significare. Questa natura misteriosa del prodotto onirico ha da sempre sollecitato nell’Uomo una spiegazione di tipo spiritualistico-religioso, per cui i sogni vengono intesi come il risultato di un tentativo di comunicazione con la divinità o spiriti benevoli o malevoli di vario tipo, o come il frutto dell’interazione dell’anima del dormiente con il mondo ultraterreno, ed in casi eccezionali le persone trovano nel sogno la capacità di prevedere il futuro o di comunicare con i morti.

Per comprendere adeguatamente questi affascinanti processi mentali, dobbiamo intanto chiarirci su cosa sia la mente, di cui il sogno è uno dei tanti prodotti. Secondo la Scienzah la mente è un sottoprodotto dell’attività cerebrale, un’illusione di coscienza in un sistema che agisce generando comportamenti in modo riflesso in base agli stimoli ambientali, per dirla alla Dawkins siamo insomma tutti zombi, e d’altronde la consapevolezza che lui ha di esserlo capisco lo angosci un po’ e voglia compagnia. Nel mondo fantastico della Scienzah, poiché i danni al cervello alterano l’attività mentale, questa è una prova sufficiente che la mente ne è derivata; insomma è la vecchia concezione materialistica dei secoli passati secondo la quale la materia genera l’energia, mentre oggi le due cose sono viste dalla fisica come manifestazioni di una stessa realtà, ed è perlopiù l’energia a generare la materia (vedi il Big Bang).

Chi vive fuori dai laboratori di intelligenza artificiale e dai laboratori di microbiologia, ed è gente del calibro di Popper ed Eccles, non considera i risultati di esprimenti ridicoli, solitamente simulazioni al computer, o lo studio delle menomazioni cerebrali di poveri disgraziati, come dati esplicativi della realtà ultima, ma vede la mente come una realtà autonoma dal cervello, sebbene interagisca con esso per creare l’attività psichica. Seguendo inoltre il filone che parte da De Broglie, passa per Penrose, Pribram, Bohm e ovviamente Sheldrake, per poi tornare a Bohm, al suo “ordine implicato” e quindi ancora a Pribram, al suo “modello olonomico del cervello”, arriviamo alla più semplice delle affermazioni: la mente preesiste, sussiste e persiste al cervello e alle sue attività, ma dalla storia di quest’organo, determinata dalla connessione dello stesso con un corpo immerso in un ambiente, è anche influenzata in modo consistente, e a sua volta ne influenza la forma e le funzioni. Infine, la prova regina, la cui ovvietà è intrinseca nei modelli quantici della mente come quelli di Pribram e Penrose, è quella delle memorie degli eventi post-mortem presenti in molti rianimati, che certo non beneficiavano del cervello per elaborarle.

Insomma, la mente è connessa al corpo materiale tanto quanto si interfaccia con altre realtà energetiche, ben più consistenti del transeunte universo fisico. Senza perdere ulteriore tempo, per entrare nella descrizione sommaria delle stesse, attingiamo alle cognizioni esoteriche vecchie e nuove, orientali e occidentali, per affermare che la mente è una delle funzioni di un corpo energetico multistrato diviso in un due grandi parti, una ancorata alla radice spirituale e l’altra al mondo materiale, poiché la psiche è effettivamente la funzione organizzativa e adattiva di uno spirito incarnato. Ciascuna di queste parti raccoglie informazioni provenienti dal suo mondo e le immette in quel grande calderone costituito dai processi subcoscienti i quali, durante la notte, elaborano strutture di significato finalistiche che a loro volta lasciano immagini nella coscienza notturna e nella memoria al risveglio: sono i nostri sogni.

Dal subcosciente materiale provengono le informazioni che riguardano i nostri stati e bisogni a livello fisiologico, emozionale e pulsionale, sociale e simbolico. Da qui vengono fuori i sogni dovuti alla digestione pesante, alla rabbia repressa, a desideri sessuali inconfessabili, alla nostra ordinaria vita lavorativa, al film che abbiamo visto quella sera, ai dispiaceri dati a nostro padre e alle bollette da pagare. Dal subcosciente spirituale vengono invece gli slanci produttivi e attualizzanti il nostro potenziale, quindi impulsi creativi ed espressivi, la percezione di una realtà unitaria multistrato e perlopiù invisibile, la dimensione progettuale trascendente la nostra esistenza attuale. Da qui nascono i sogni contenenti ispirazioni e illuminazioni, la comprensione profonda di esperienze di vita, la sensazione ingiustificata di essere legati ad altri magari appena conosciuti, l’incontro con i cari defunti, rivelazioni spirituali, profezie e visioni del futuro.

La differenza nell’attività mentale fra veglia e sonno è assai bassa, dato che il metabolismo cerebrale varia di nemmeno il 5%, quindi, dal punto di vista della Scienzah, che noi dormiamo, viviamo o sogniamo poco cambia; per questo i suoi seguaci sentono di essere zombie. Il sonno è diviso in varie fasi, fondamentalmente caratterizzate dalla perdita di coscienza ordinaria, dato che si dorme, ma distinte per il tipo di attività mentale; le fasi non-REM hanno un’attività mentale sempre più ridotta, mentre la fase REM esprime una sorta di stato di veglia alternativo, in cui la persona è molto attiva all’interno dell’esperienza del sogno. L’attività onirica avviene sempre; in ogni momento della veglia, emergendo occasionalmente come fantasticheria e stati dissociatici, nelle fasi non-REM, dove prendono forma sogni che hanno la funzione di riorganizzare le memorie della vita materiale vissuta da svegli, e nella fase REM, in cui si fondono le immagini di più esperienze oniriche che al risveglio è difficile riorganizzare in una storia di senso compiuto.

Dunque, nell’arco di una giornata e della sua notte molteplici sogni sono elaborati dalla nostra mente, ma pochissimi raggiungeranno la coscienza e ancora meno una memoria duratura. Questo accade da un lato perché le persone sono più o meno ricettive al sogno, sia per effetto di dinamiche fisiologiche legate all’età, al ritmo di vita, agli stati di intossicazione e logorio cerebrale, sia in relazione alla personalità dell’individuo, più o meno aperta all’esperienza onirica ovvero alla consapevolezza di se stessi, ma accade anche perché una parte di noi esterna alla coscienza ordinaria decide che un sogno è importante che venga ricordato, e a tale scopo può renderlo ricorrente se necessario.

L’esistenza di almeno due istanze psichiche implicate nell’accoglienza di un sogno alla coscienza e alla memoria è testimoniata dall’arcinoto meccanismo della censura psichica. Perché i sogni appaiono spesso censurati, trasfigurati, criptati, in modo che il loro contenuto non sia immediatamente accessibile al sognatore, nonostante parlino di lui o di lei? La faccio facile: perché il nostro Sé superiore, ovvero il noi del futuro, vuole informare il nostro Sé incarnato di qualcosa che, nonostante sia per il nostro bene, contiene in essa una consapevolezza dolorosa inaccettabile per quest’ultimo, che quindi la nasconde. La censura psichica utilizza un linguaggio simbolico e figurato, perlopiù metaforico, per tradurre il contenuto del messaggio in una forma più lontana da noi. La sua alterazione di luoghi e contesti è massima, mentre si riduce molto nel camuffamento delle persone, che conservano sempre un tratto riconoscibile del soggetto originale, ed è minima per le azioni e i vissuti emotivi, anche quando queste hanno valore figurativo, ed è infatti da questi ultimi elementi che bisogna sempre partire per l’interpretazione del sogno.

L’interpretazione dei sogni richiede maestria ed esperienza, ed è quasi impossibile applicarla ai propri sogni, che sono ovviamente costruiti per essere “a prova di noi”, ma una volta portata a termine rende tutto chiaro e auto-esplicativo. Astronavi, mostri, luoghi angoscianti, situazioni paradossali, persone sconosciute, animali parlanti e via elencando tornano tutti ad essere alleati e nemici ben noti al sognatore, soprattutto familiari, o anche il sognatore stesso nei diversi aspetti scissi della sua personalità, e le storie raccontate riguardano chiaramente situazioni perlopiù irrisolte presenti nella famiglia, nella coppia, in ufficio, relative a qualcosa che dobbiamo comprendere, imparare, superare o prepararci ad affrontare. A volte un sogno presenta un contenuto terrificante che dobbiamo affrontare con coraggio, altre volte ancora possiamo avere un incubo, ovvero una sorta di esperienza sonnambulica nella quale ci confrontiamo con nemici terrificanti, ma che fortunatamente non lasciano traccia nella memoria.

Molti si smazzano per aumentare la loro consapevolezza onirica, per avere sogni lucidi e in generale esperienze di sogno intense e gratificanti, e io concordo che una buona vita onirica non può che far bene a chi la persegue, ma se vi ricordate che noi sogniamo sempre, anche da svegli, e che “la vita è sogno”, allora converrete con me che forse è meglio focalizzarsi sulla vita da svegli, vero medium di qualsivoglia evoluzione interiore e percorso spirituale, piuttosto che dormire e, forse, sognare.