Come sono diventato uno sciamano nepalese (parte seconda)

Cari ragazzi e ragazze,

Tutta vita questo periodo! Fra un paio di giorni saremo già in cammino in una nuova psicogita, ma domenica scorsa ho finalmente concluso la mia esplorazione dello sciamanesimo, argomento che finalmente posso ritenere esaurito, con mia piena soddisfazione.

Nella prima parte di questa attività, descritta nel mio precedente post, ho fatto antropologia sperimentale e ho illustrato le meccaniche dello sciamanesimo praticato dalla tribù dei Tharu, ma volevo vedere se davvero si poteva entrare in contatto con il Patal, il mondo dello spirito. La domanda è ovviamente retorica; i mondi ultraterreni compenetrano il nostro e sono percepibili sintonizzando la mente sul piano eterico, tramite il quale è possibile accedere al mondo del sogno, a inferni, paradisi, nicchie spaziotemporali varie e altre dimensioni. Spiriti e ombre, angeli e demoni, entità silvane e meta-naturali, divinità minori ed esseri senza forma possono tutti essere incontrati aprendo il terzo occhio attraverso la trance ipnotica, senza correre i pericoli intrinseci alle pratiche di evocazione spiritica condotte nel mondo materiale (sedute spiritiche, rituali magici, ecc.). Una cosa infatti è affacciarsi a casa loro, un'altra chiamarli a casa propria!

Io volevo sperimentare se attraverso le pratiche sciamaniche, comprensive della combustione e dell'inalazione di erbe e incensi vari scelti ad hoc, e tramite la guida dell'induzione ipnotica e del ritmo ossessivo del tamburo sciamanico (uno vero, non fai-da-te), delle persone apparentemente normali potevano vivere esperienze sciamaniche analoghe a quelle raccontate dagli antropologi. I vari livelli della trance sciamanica prevedono che all'inizio si abbia la visione di colori e forme colorate in movimento, poi di piante, animali ed esseri in parte umani e in parte animali, quindi la visione di una dea messaggera o guaritrice, poi quella di divinità più elevate dalla forma varia, a volte completamente astratta. Fortunatamente conosco parecchia gente che mi segue nelle cose più strane senza troppi timori, e quindi una ventina di partecipanti ardimentosi si sono sottoposti a questa sperimentazione animico-scientifica.

Il primo esperimento l'ho condotto ai piedi dello "Stargate", un'incredibile enorme pietra forata, nascosta nella forra sotto Corviano, utilizzata in epoche immemorabili per riti e sacrifici ormai dimenticati; forse etruschi, forse no. Lo scopo era di individuare chi, fra i partecipanti, sarebbe stato in grado di vedere il mondo nascosto una volta entrato in trance e dunque aveva nel suo sangue il lignaggio dello sciamano. Questa è stata anche la prima occasione in vita mia nella quale ho suonato un tamburo sciamanico; non so se è sempre così per tutti quelli che lo fanno, ma io ho sentito che questo tamburo pareva avesse vita propria, in pratica si suonava da solo! Sorprendentemente, ma dato quanto sopra non troppo, diverse persone hanno avuto visioni incredibili, coerenti fra loro, anche trasformandosi in animali, dei quali hanno vissuto le esperienze, o identificandosi con gli antichi abitanti di questi luoghi, intenti a partecipare a rituali piuttosto angoscianti. Insomma, top!

Per il secondo esperimento ho portato i suddetti ardimentosi all'interno di una delle abitazioni ipogee di Corviano, con l'oscurità ormai scesa. Lì abbiamo approntato tutto il necessario per operare un'altra visione, ovvero quella che i giovani sciamani Tharu devono avere per superare il rito iniziatico: l'incontro con la dea, madre dell'umanità, da loro conosciuta come Maiya.

Non essendo noi Tharu, non abbiamo una rappresentazione interna di come sia Maiya, né stavolta avevo portato maschere tradizionali che la potessero evocare (tralascio di spiegare in questa sede cosa sia un testimone radionico), sia perché troppo pesanti, sia perché francamente non è che Maiya sia un'entità che mi lascia proprio tranquillo. Per non sbagliare, ho portato invece con me una statuetta di Tara, una dea di derivazione induista che nel buddhismo tantrico è detta la Salvatrice ed è simbolo di saggezza; insomma, l'equivalente tibetano della Madonna. Sempre per sicurezza, mi ero anche portato una piccola maschera sciamanica e un phurba (pugnale rituale) di legno, atti a scacciare eventuali spiriti maligni, non si sa mai.

Manco a dirlo, indotta la trance, una manciata di partecipanti hanno avuto il fatidico incontro. La maggior parte di quelli che hanno ricevuto la visione ha incontrato figure simili alla Madonna, più o meno avvolte in una luce accecante ed emananti amore e serenità, mentre altri hanno avuto incontri più esotici; una persona con Afrodite/Ishtar/Inanna, e un'altra con una dea enigmatica molto colorata che non sono riuscito a identificare (Mama Quilla? Yemaja? Sembrava centro o sudamericana) e che l'ha lasciata estremamente turbata. In ogni caso, è stato impressionante anche per me, e l'atmosfera dentro la casa-grotta era davvero sospesa in un'altra dimensione.

Infine, riprese le macchine, siamo tornati ad uno dei nostri luoghi del cuore, la famosa piramide etrusca di Bomarzo. Lì, fatte le fumigazioni appropriate, ho indotto la trance per evocare stavolta l'incontro con un qualche proprio antenato che potesse dare una parola di guida o di conforto, e in molti hanno avuto il piacere di ricevere la visita affettuosa, in qualche caso un po' sbrigativa o accompagnata da bonari rimproveri, di alcuni loro cari estinti. Meglio di così, non potevo chiedere.

Soddisfatti e sopresi da tutte queste esperienze, siamo quindi andati a chiudere il cerchio operando il rituale sociale più importante di tutti, mangiare e bere in compagnia fino a tarda notte, per poi salutarci con affetto nella promessa di ripetere prima o poi qualche altra avventura liminale come questa.

Un abbraccio a tutti voi,

Andrea