Maschera e Ombra

Cari ragazzi e ragazze,

Con indecente ritardo, del quale mi scuso, ma l’organizzazione dei corsi mi ha fagocitato, mi accingo a scrivere il resoconto della nostra ultima psicogita, che è stata davvero bella e suggestiva e mi ha permesso di conoscere Susanna Venividivici, che mi ha aperto mondi e con la quale spero di collaborare in futuro!

Il nostro piccolo viaggio pedestre e interiore era diviso in due parti: la discesa nella selva oscura e il lungo cammino sulla retta via.

Scendere nell’oscurità della propria mente è, in pratica, un fronteggiare il proprio mondo interiore nascosto; nell’accezione junghiana, la nostra Ombra. Essa esiste perché la mente non può adattarsi alla realtà sociale condivisa senza semplificare se stessa, e dunque si divide in molteplici istanze psichiche che, riassunte nei minimi termini, sono la Maschera e l’Ombra.

La Maschera è quella parte di noi che lo sviluppo, la socializzazione e l’inculturazione, in pratica l’azione dei nostri familiari e della nostra comunità di appartenenza, hanno permesso che emergesse dal potenziale ricco e caotico della nostra mente. Essa è fatta per compiacere le figure significative con cui abbiamo intessuto legami nel corso della nostra vita, il che non vuol dire piacere a tutti, anzi è spesso vero il contrario, ovvero che serve pochi individui e spesso nemmeno i migliori che abbiamo conosciuto. E se questi sono morti? Non conta nulla, perché noi scriviamo il nostro copione da recitare, ovvero creiamo il nostro personaggio, per dirla in termini di analisi transazionale, entro i dodici anni e poi quello sarà, indipendentemente da chi vive e chi muore intorno a noi, da chi rimane e da chi se ne va.

Come sanno ormai anche i sassi, senza che però le persone comprendano il concetto più di quanto non lo facciano le pietre, noi strutturiamo noi stessi intorno a degli archetipi, tipologie ideali e stereotipate del comportamento umano, che costituiscono uno stampo dal quale prendiamo forma. Eroi e vigliacchi, buoni e cattivi, indolenti e iperattivi, avventurieri e contadini, santi e puttane, sono connotazioni intorno alle quali costruiamo la nostra personalità pubblica e impariamo a muoverci nel mondo, finché non lo dominiamo o, più spesso, fintantoché esso ci strangola, e allora si apre il bivio fra disperazione e distruzione o rinascita e cambiamento.

Ma ciò che appare di noi è il frammento di un insieme molto più grande, una foto scattata di sfuggita della nostra persona reale, un oggetto immediato in contrapposizione a un oggetto dinamico, per dirla alla Peirce, che sfoga sé stesso nella dimensione oscura dell’Ombra, la parte non espressa di noi. E perché dovremmo aver represso una parte di noi? Perché se esce fuori mamma si sente male, papà si incazza, il fratello ti deride, Gesù bambino piange, muore una fatina e Draghi ti guarda storto... mica vorrai essere uno schifoso no vax giusto?!?

Insomma, ogni volta che esce fuori una parte repressa di noi ne abbiamo paura e se la vediamo riflessa negli altri immediatamente proviamo rabbia: che persona antipatica, ma come si permette, quello non lo posso vedere, oddio ma come fa, la gente non ascolta, sono tutti vuoti e superficiali, nessuno capisce niente… Insomma, non sopportiamo negli altri ciò che è nostro, ma che non vogliamo riconoscere come tale ed esprimere apertamente. E da qui i nostri piccoli psicodrammi, momenti di riflessione su quella nemesi che tanto cerchiamo di evitare, con cui non vogliamo mai fermarci a dialogare, ad ascoltare, e che io cerco con tanta fatica di elicitare in voi, al fine di farvi superare ogni tanto i vostri limiti e completarvi un po’ di più.

E che succede se uno riesce a integrare qualche pezzetto della propria Ombra con la sua Maschera? Emerge una persona nuova che non teme né dei né re, si libera da chi e da ciò che lo zavorra, non teme abbandoni e solitudine, è libero di perseguire sempre nuove conquiste e relazioni con lo sguardo rivolto al futuro ...Se però stai guardando il Festival di Sanremo in questi giorni, stai tranquillo, questo passaggio evolutivo non ti riguarda in questa incarnazione, quindi non ti crucciare.

Giusto completamento dell’introspezione volta alla ricerca della nemesi interiore necessaria all’integrazione dell’io è la ricapitolazione della propria storia di vita.

La stragrande maggioranza delle persone non ha alcuna coscienza di sé; può nascondere il proprio volto incessantemente dietro una maschera o una mascherina e non sentire nemmeno per un istante il bisogno d’aria, di luce e di mostrarsi; può racchiudere la sua intera storia di vita in quella delle sue cartelle cliniche o, per quelli che amano l’essenziale, nel numero delle inoculazioni subite. Tale moltitudine di individui senza storia e senza memoria, senza attenzione e senza legami, non ne è cosciente, ma ciascuno di loro possiede, ben sepolto nel suo subconscio, il suo intero percorso esistenziale.

Ogni persona incontrata, ogni gesto compiuto, ogni parola pronunciata, ogni esperienza vissuta, è ancora presente nella mente di ciascuno di noi e, nella sua collocazione invisibile, c’è ed opera, condizionandoci, limitandoci e indirizzandoci, a volte ispirandoci. 

La pratica della ricapitolazione consiste nel recuperare gradualmente la memoria di ogni istante della propria vita, iniziando da quello presente e proseguendo a ritroso; all’interno di questo percorso, ritroviamo le persone che hanno incrociato la nostra esistenza, e ciascuna di loro ha lasciato in noi qualcosa di positivo o negativo. Ringraziare nel ricordo chi ci ha fatto del bene e accettare, amare e perdonare chi ci ha danneggiato, così come lodare o assolvere noi stessi a parti invertite, chiude i sospesi e scioglie i legami, aumentando la nostra libertà interiore.

Particolarmente importanti sono poi i ricordi che registrano noi nell’atto di giurare, promettere, impegnarci, votarci, vincolarci a qualcuno o a qualcosa. Salvo rarissime eccezioni, questo è l’atto più micidiale che un umano possa compiere, perché lo lega e lo intrappola in un vincolo che dura al di là del tempo e dello spazio, capace di passare da un’incarnazione ad un’altra. Da qui la necessità di sciogliersi e svincolarsi da ogni impegno, ogni patto, ogni promessa, unica via per liberarci dai condizionamenti che noi stessi ci siamo imposti.

Un abbraccio a tutti voi,

Credendo, Vides!

Andrea