Scegli cinque cose...

Cari ragazzi e ragazze,

Trascorsa la canonica decina di giorni necessari al consolidamento della memoria, è il momento di scrivere il resoconto della nostra ultima psico-gita!

Devo dire che il meteo ci ha benedetto con una di quelle giornate invernali limpide e fredde di rara bellezza, che abbiamo usato davvero fino in fondo, tant'è che siamo tornati dopo il tramonto, guidati dal chiarore delle stelle. Le foto parlano da sole, godetevele perché alcune sono davvero belle!

L'idea era di fare quattro passi nei dintorni di Calcata, ma, complice il ponte crollato perché incendiato da anonimi teppisti (ma i palazzi governativi no?), alla fine abbiamo fatto il solito bel giro di quasi venti chilometri...

L'attività era incentrata sul tema del collasso, ovvero l'incubo degli "andrà tutto bene!". Il problema della negazione psicologica del male è davvero diffuso oggi, come in tutti i tempi oscuri di crisi di valori che caratterizzano le transizioni sociali e nazionali dalla libertà alla schiavitù, che ogni dittatura nascente, da sempre, impone. In un qualche post precedente avevo scritto che in termini mentali l'incapacità di accettare il male, la sua presenza e la sua azione nel mondo, dipende dall'impossibilità di sopportare il tradimento genitoriale, paterno in particolare, fenomeno per cui la mente si rifiuta di pensare che le figure che dovrebbero amarci e accudirci fanno in realtà tutt'altro e che l'infanzia, nella quale eternamente viviamo, non è sempre un periodo idilliaco della nostra esistenza, ma più spesso è un abisso di angoscia e sofferenza. La verità renderà pure liberi, ma fa un sacco male, e quindi la maggior parte delle persone si racconta balle dalla mattina alla sera: "andrà tutto bene!", infatti, come no.

Chi invece comprende e accetta la realtà, se ha pure studiato un po', riesce a vedere bene cosa sta accadendo oggi, ovvero un fenomeno avvenuto innumerevoli volte nella Storia: il collasso della nostra civiltà.

Siccome ci sentiamo tanto moderni e meravigliosamente occidentali, non pensiamo che ci possa accadere quello che è accaduto ai Maya, agli Anasazi, ai Ruandesi e molti altri, pensiamo che saremo eterni e che andremo e ci moltiplicheremo ovunque, presto anche su Marte. Quello che invece succederà è che in meno di due generazioni il mondo occidentale sarà spopolato, ridotto a una povertà centroafricana, e la nostra cultura perlopiù dimenticata. Anche la pizza, prima causa di malori improvvisi insieme al freddo/caldo e le preoccupazioni climatiche, potrebbe sparire... Quindi mangiatevela ora che c'è, poi a chi rimarrà toccheranno insetti fritti.

Nella prima parte della nostra psico-gita abbiamo rappresentato, con un semplice psicodramma, l'ascesa e il declino della civiltà polinesiana di Mangareva, dove una politica miope ha portato ad una sovrappolazione orientata all'edonismo, la quale ha causato il consumo eccessivo delle risorse, producendo povertà e terribili tensioni sociali, sfociate in un odio irriducibile che i gruppi rivolgevano gli uni contro gli altri.

Anche se per i mangareviani non c'è più niente da fare, di fronte all'ineluttabile che ci riguarda (i dettagli su questo processo li trovate nei libri di Jared Diamond, in particolare Collasso), non tutto però è perduto. Anche se molti pensano che l'ultimo modello di iPhone sia la punta di diamante della nostra civiltà, in realtà la nostra vera ricchezza è di natura culturale, come ribadisce incazzato in un noto discorso alle Nazioni Unite il nostro fu Benito nazionale: "...è contro questo popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori, che si osa parlare di sanzioni!". Dunque la libertà di pensiero, di espressione e di azione insieme alla ricerca della conoscenza è il primo gruppo di valori centrali dell'italica civiltà, almeno di quella che esisteva fino a qualche anno fa, prima che il Nulla si facesse più vicino.

Un altro gruppo di valori che ci caratterizza, sconosciuto nei popoli anglosassoni e nordeuropei perché più caratteristico delle genti del sud del mondo, ruota intorno all'altruismo, all'aiuto del prossimo, all'amore caritatevole verso tutti, alla spiritualità condivisa e comunitaria, ed è di chiara matrice giudeo-cristiana (datevi pace), nonostante il Cattolicesimo Romano faccia di tutto affinché questa radice dell'anima sia estirpata per sempre (come qualcuno avrà notato, l'acqua benedetta è stata sostituita dal dispenser del disinfettante, ed ho detto tutto).

Mentre la massa informe, oggi, segue i dettami del Drago e con la faccia mascherata si impegna ad odiare il proprio fratello e a sopprimere ogni atto intellettivo la sua mente semplice provi a produrre, noi, il mondo dei vivi, possiamo invece creare insieme una comunità di persone che conservi la memoria di ciò che siamo/eravamo, della nostra identità pre-crisi, portando avanti questi valori. In molti, come noi di Credendo Vides, si stanno già organizzando e creando contatti e legami (vedi https://www.facebook.com/groups/471310914135298/) e questa è l'unica vera fonte di speranza per il nostro futuro: molteplici comunità di persone unite nel rispetto reciproco e piene di amore per la vita. Se saremo abbastanza e sufficientemente consapevoli, neppure l'orwelliana Psicopolizia del Ministero dell'Amore, di prossima istituzione, riuscirà a cancellare i valori di cui ci siamo portatori!

La seconda parte della psicogita voleva sollecitare l'immedesimazione in chi, cittadino di una comunità ormai prossima al collasso, deve fuggire, lasciando quasi tutto ciò che ha dato forma alla sua vita fino a quel momento. Simbolicamente, lo psicodramma che avevo pensato chiedeva ai partecipanti di scrivere un elenco di cinque voci che contenessero persone, animali o oggetti che avrebbero portato con sé fuggendo (non inclusi gli strumenti atti alla sopravvivenza, dati per scontati), nonché di scegliere un valore, un'usanza o un rituale tipico della propria cultura; tutto il resto sarebbe stato perduto. Se non siete venuti alla gita, magari fatelo anche voi.

La situazione poi evolveva in modo drammatico, e le persone non potevano più portare con sé le cinque voci scelte, ma solamente una di esse! Una volta fatta la scelta, ognuno doveva poi confrontarsi con la voce e dunque con gli appelli, le suppliche, le proteste, le ragioni, la rabbia di ciò che aveva lasciato indietro, fosse questi una persona, un'animale o un oggetto, tutti umanizzati per l'occasione.

Questo processo di liberazione, per quanto inevitabilmente angosciante, aveva lo scopo di insegnare ai partecipanti tanto a valorizzare ciò che fa parte della loro vita oggi, quanto a prepararli alla possibile perdita di tutto questo, ricordandogli che nulla di ciò che ci rimane nel cuore si perde davvero, che ogni giorno va vissuto come fosse l'ultimo e ogni incontro ed esperienza assaporata come se non dovesse ripetersi mai più; solo così si diventa veramente vivi.

Credendo, Vides!

Andrea