Riflessioni natalizie

Sono passate due settimane dal nostro ultimo seminario e ne conservo viva la memoria, in queste prime festività natalizie rese deformi dalla nostra dittatura sanitaria che tante riflessioni e inquietudini mi suscita in questi giorni...
Per alleggerire il mio animo, mi immergo con la mente nel ricordo della vitalità delle persone presenti e nell’intensa energia naturale sprigionata dal luogo che ci ospitava. Immagini cariche di emozioni, dove ho sentito forte il senso di comunità con i membri del nostro gruppo, individui coraggiosi aperti al contatto con la propria interiorità e desiderosi di sperimentare una crescita personale, disposti ad imbattersi nei loro stessi vissuti dolorosi, oltreché a eludere le mortificanti norme governative del “regime molto stringente” che a volte ci “permette”, a volte ci “consente”, più spesso ci “vieta”. In fondo, davvero al passo coi tempi che stiamo vivendo, il tema di questo seminario sulla psicosomatica potrei definirlo semplicemente così: la liberazione.
Nello specifico, la liberazione dai condizionamenti, dalle inibizioni, dai conflitti interiori, da quei limiti autoimposti che, violando ogni regola del buonsenso biologico, producono quel cortocircuito interno che si traduce nei tentativi di evoluzione psicofisica (nel migliore dei casi) o di progressiva dissoluzione interna (purtroppo assai più frequenti) e che volgarmente chiamiamo malattie. Malattie a cui siamo, appropriato è il termine, morbosamente attaccati.
Liberarcene vuol dire rinunciare a una visione del mondo, della vita e dei rapporti dove abbiamo delegato la nostra salute a processi esterni che tanto ci rassicurano quanto ci intrappolano. Addestrati fin dalla più tenera età, da coloro che ogni tanto dicono di volerci bene, a sottometterci, a obbedire, a non discutere, a non reagire, a non credere, a non sperare, a non esprimere, a non scontrarci, a non responsabilizzarci, a non scommettere su di noi, a non rischiare, a non avventurarci mai perché sennò chi sa cosa può succedere, magari quel parente o la moglie si dispiacciono, chissà i vicini che dicono, facciamo piangere Gesù bambino, magari muore una fatina, forse rimarremo soli.
A cosa dovrebbe servire l’efficienza della più incredibile macchina biologica da noi conosciuta, incidentalmente di nostra transitoria proprietà, progettata per nuotare, per saltare, per scalare, per cantare, per ridere, per comprendere e per amare, usata invece per comportarsi come automi idioti e sempre spaventati?
“Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”; daje Dante, questo sì che è parlare! Noi siamo fatti per evolvere, conquistare il mondo esteriore ed interiore e raggiungere l’infinito, portare il Regno di Dio sulla Terra, non sottometterci a quello della morte voluto dai vari Conte, Pfizer, CTS e lugubre compagnia dolente!
La salute è uno strumento per questo fine; se esso cade, a cosa serve la stessa? Per la Natura, è meglio che i deboli di spirito muoiano, piuttosto che permettergli di corrompere l’intera specie con la loro discendenza genetica ed energetica… Solo noi costringiamo noi stessi alla debolezza, e in qualsiasi istante possiamo cambiare radicalmente la nostra vita, accogliendo l'amore, la gioia e il coraggio!
La nostra giornata ha esplorato tre concetti: oltreché dalle intossicazioni e dagli avvelenamenti, le malattie nascono dal blocco intenzionale di un’azione volta ad affrontare una sfida improvvisamente postaci dalla vita, risolto il quale l’azione viene emessa e si innesca il processo di guarigione; il corpo è strettamente connesso alla mente, così tanto che sollecitandolo adeguatamente i blocchi interiori riemergono alla coscienza, permettendoci di risolverli, e caricare di energia il corpo attenua i sintomi e cambia la percezione di potere delle persone; noi siamo “vittime di altre vittime”, per usare l’efficace frase di Simona Marra, ovvero gli individui che indirettamente hanno causato la nostra sofferenza e la nostra malattia non sono nostri nemici, e comprendere questo scioglie parte della rabbia che ci tiene incatenati ai torti da loro commessi e ci permette di affrontarli per perdonarli e perdonarci, al fine di liberarci dai conflitti sospesi.
Su tutti questi aspetti abbiamo riflettuto e ci siamo esercitati e, dalle reazioni dei partecipanti, decisamente abbiamo smosso qualcosa che li ha aperti al cambiamento!
Naturalmente, una malattia portata avanti a lungo compromette massicciamente l’organismo, e può necessitare di cure di varia natura per riprendersi; in quel caso, l’enorme repertorio delle medicine alternative e qualche rimedio della sedicente medicina ufficiale completano l’opera… Chissà che il prossimo seminario non parli di questo?
Un abbraccio a tutti voi,
Credendo, vides!
Andrea