Su questi tempi bui, guardando la luce

Cari ragazzi e care ragazze,
In questo periodo così difficile per il nostro Paese e per molti di noi, io e Michelangelo Drago abbiamo pensato sia arrivato il momento di esprimere più chiaramente il nostro parere su quanto sta accadendo. Nonostante, infatti, di solito ci guardiamo dall’esporci sul piano politico, sociale e religioso, poiché la nostra missione e il nostro piacere nell’indirizzare le persone verso una crescita interiore, rispettosa di convinzioni e credenze di fondo, implica l’evitamento di temi sui quali la verità ultima non si può trovare e che porterebbero a sterili discussioni, in questa circostanza esistenziale non possiamo esimerci dal pronunciarci.
Per cercare di essere il più chiari possibile riporteremo i fatti noti e la nostra opinione su di essi, risparmiandoci dal fornire numeri esatti e fonti bibliografiche, poiché non è intenzione nostra scrivere un saggio scientifico sul tema, né fare divulgazione giornalistica specialistica, ma semplicemente esprimere il nostro pensiero, condivisibile o meno che sia, nelle forme e nei contenuti.
Se non lo condividete, senza che ci insultate o maledite, potete lasciarci amichevolmente e iscrivervi ad altri gruppi più consoni a voi, Facebook ne è pieno (valide alternative al nostro sono: “Moriremo tutti male”, “Conte ci salverà”, “Abbi paura e stattene a casa”, “A che ti serve una faccia quando puoi avere una mascherina fashion?”).
Riteniamo che il virus noto a livello popolare come Covid-19, indipendentemente se di origine naturale o artificiale, esista. Secondo le fonti ufficiali a riguardo, tale virus, a prescindere dai legittimi dubbi sulla validità dei metodi e delle prassi di rilevazione dello stesso, colpisce circa un italiano su cento. In un contagiato su venti può generarsi una sintomatologia simil-influenzale che in meno di un caso su dieci raggiunge una gravità tale da portare la persona a richiedere una visita ospedaliera. Di coloro che ricorrono a visite ospedaliere, di nuovo, meno di uno su dieci muore dopo aver sviluppato sintomi gravi, nella quasi totalità dei casi individui in media di 80 anni (età più frequente 82 anni) che soffrivano di tre o più gravi patologie pregresse o erano obesi. Dunque, statisticamente, meno di una persona su diecimila, in Italia, rischia la morte per questa patologia ed anche un ultraottantenne che si ammala ha il 70% di possibilità di guarigione; ricordiamo poi che in Italia dal 2018 l’aspettativa di vita è in media di 82 anni e che, con l’eccezione di quanto accaduto nel marzo scorso, la presenza del virus non ha aumentato la mortalità generale nel nostro paese in modo significativo.
Secondo gli osservatori meglio documentati, il virus sarebbe presente sul territorio italiano fin da fine 2019, ma solo il 25 febbraio 2020, con la comparsa dei primi casi accertati, il Governo Italiano emette il primo DPCM e inaugura lo stato di emergenza sanitaria; fino a quel momento, la mortalità dei cittadini nel nostro Paese era in linea con le attese statistiche, anzi, di poco inferiore. Dalla fine di febbraio agli ultimi giorni di marzo, man mano che le misure emergenziali aumentavano, aumentava anche la mortalità fra i cittadini, e ad oggi è noto che i primi trattamenti forniti ai contagiati erano spesso inadeguati quando non lesivi (ovviamente non per colpa dei medici, presi alla sprovvista). Il Governo convoglia la sua azione in una fase 1, poi in una fase 2, nelle quali adotta una gran varietà di misure diverse che a noi, pur non esperti della materia, ma colti e intelligenti, appaiono tardive, esagerate, immotivate, spesso illogiche quando non contraddittorie, mentre invece, nel contempo, il Sistema Sanitario Nazionale sperimenta e individua trattamenti che si rivelano man mano più efficaci per gestire la sintomatologia virale, tanto che la mortalità si è enormemente ridotta rispetto a marzo.
Ad oggi risulta che nessuna delle misure adottate abbia arrestato realmente il tasso di contagio fra i cittadini (è pura speculazione simulativa che senza le stesse ci sarebbero montagne di morti in fosse comuni), che sembra essere prevalentemente legato all’andamento delle temperature stagionali, come accade nelle sindromi influenzali, e che avviene in larga misura all’interno di quei nuclei familiari che il Governo sta tentando di isolare. Curiosamente, tali misure hanno portato però enormi benefici economici a varie aziende multinazionali, farmaceutiche e non, e apriranno realisticamente la porta agli interventi salvifici del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Centrale Europea, enti noti per la loro filantropia.
Relativamente alla comunicazione governativa sull’emergenza, l’intento esplicito e dichiarato della stessa, veicolata in modo martellante e in forme pervasive dai canali ufficiali e dalla quasi totalità dei media, è che questa epidemia porti con sé una “nuova normalità”, i cui punti cardine sono la disintegrazione delle relazioni e dei rapporti sociali, finanche a sconsigliare i contatti affettivi e sessuali fra conviventi, intesi come mezzi di contagio e dunque di morte, e il mantenimento di uno stato di allerta costante, ovvero della paura perpetua di morire e di uccidere le persone intorno a noi per negligenza o incoscienza. Tale stato di isolamento spaventato deve accompagnarsi, nella narrazione governativa, al sacrificio di qualsiasi libertà pregressa avessero i cittadini, al fine di ridurre il tasso di contagio e dunque, ufficialmente, di impedire il collasso del Sistema Sanitario Nazionale (che, ricordiamo, nei passati mesi estivi non è stato potenziato in alcun modo significativo).
Sempre all’interno di questo racconto, tale stato emergenziale non avrà mai fine di per sé, ma solo con l’introduzione di vaccinazioni efficaci, la cui effettiva capacità di contenere il contagio o la sintomatologia di un virus in rapido mutamento sarà però sperimentata direttamente sulla popolazione. Il paradigma securitario emergente da questa comunicazione procede dando un’alternativa fittizia fra la salvezza e l’abisso, così che la scelta della salvezza diviene, in realtà, un obbligo inaggirabile duro e sgradevole, ma necessario per la nostra salvezza e sicurezza.
Tale comunicazione, inoltre, non prevede dissenso; chiunque esprima obiezioni o critiche, anche se titolato ai massimi livelli per farlo o semplicemente perché capace di un’analisi logica elementare, viene tacciato di “negazionismo”, spesso offeso, quindi isolato, a volte censurato personalmente, danneggiato professionalmente, in modo da ridurlo auspicabilmente al silenzio.
L’opinione mia e di Michelangelo di fronte a tutto questo è che sia comparso un nuovo modo di morire, fra i tanti che già ci flagellavano, ma che, per le sue caratteristiche, non dovrebbe compromettere il nostro abituale rapporto con la morte e dunque con la vita (nello specifico, per me, che sono un vecchio malandato di quasi 43 anni, la probabilità di morire di infarto o ischemia cerebrale entro la fine di quest’anno è circa una su cento, di morire di Covid-19 circa una su ventimila).
Riteniamo non ci siano modi di morire di serie A e di serie B; morire di ischemia, infarto, malattie cardiache e cerebrovascolari, tumori, malattie del sistema respiratorio o polmoniti, infezioni ospedaliere, demenze e malattie degenerative, diabete e malattie metaboliche, follia, incidenti o omicidio, poco cambia nel risultato finale, anche se molto ci dice sulle dinamiche psicosomatiche della persona e sul suo stile di vita. Per noi i morti di Bergamo sono uguali a quelli di Chernobyl o del terremoto di Haiti, cioè sono morti. Il modo in cui le persone muoiono può dipendere in parte da cause controllabili, ma noi siamo più propensi a pensare che sia la conseguenza del destino che ciascuno si è costruito con le sue scelte o del fato che Dio ha scelto per noi, dunque non è qualcosa su cui piangere, ma una spinta a vivere in pienezza e consapevolezza, consci dell’inevitabile fine che tutti ci attende, con o senza mascherine.
Relativamente alle attuali scelte politiche del nostro Governo, è sotto gli occhi di tutti è l’inefficacia delle scelte fatte per il contenimento dei contagi e molti interpretano l’attuale situazione di sovraccarico sanitario come frutto di scarsa lungimiranza, crassa incompetenza o pianificata malafede. Anche se tali misure fossero il segnale dell’instaurarsi di una nuova dittatura o di una politica liberticida, o fossero semplicemente la prova che la vicenda del film Idiocracy è divenuta una realtà drammaticamente attuale nel nostro Paese, a me e Michelangelo dispiacerebbe, ovviamente, ma non importerebbe poi molto. “Se c'è rimedio, a che serve lo sconforto? Se non c'è rimedio, a che serve lo sconforto?” diceva il monaco buddista indiano Śāntideva, e noi siamo d’accordo con lui.
Io sono vicino al cristianesimo gnostico, Michelangelo al buddhismo tibetano; per noi la fine del mondo è un’ottima occasione di crescita personale. Angoscia del cuore e sofferenza del corpo sono grandi strumenti di sviluppo interiore, come lo sono la povertà, la prigionia e l’ingiustizia; spiacevoli, certamente, ma maestri più validi di tutti i cialtroni col vestitino di lino e la bocca piena di ammazzamenti dell’ego che girano oggi. Il nostro scopo non è primariamente costruire o lasciare un pianeta migliore per le prossime generazioni (si sbattessero, anziché stare sui social!), ma raggiungere un mondo superiore sito nella nostra mente (per Michelangelo) o in un aldilà spirituale (per me), e questo è ciò che vi possiamo in parte insegnare, umilmente e con passione, senza vestitini di lino da maestro di kung fu e senza che nessun ego venga ucciso per veicolare questo messaggio.
Riguardo alla comunicazione governativa, centrata sull’isolamento e la distanza da chiunque, il culto della paura perpetua e la soluzione del problema concepita sempre come esterna alla persona, riteniamo di prendere una posizione contraria più forte. Ammettendo per assurdo che tale comunicazione abbia lo scopo di preservare la salute del contribuente o del cittadino (o al più del consumatore, mai che sia una persona eh!), allora non solo è inefficace, ma anche lesiva in modo paradossale, poiché la politica della paura e la riduzione all’impotenza dell’individuo, privato della quasi totalità degli abituali stimoli artistici, culturali, ludici, edonici, turistici, naturalistici, sportivi e motori, a cui rimane però l’opzione di assumere sostanze tossiche lecite e illecite e di prendere abitudini notoriamente scorrette e malsane, tipo cucinare tutto il mangiabile (manco i cinesi al mercato di Wuhan) e passare ore davanti alla televisione, immerso nell’aria viziata della sua abitazione, nella quale spesso, se in città, non arriva nemmeno la luce solare diretta, non faccia altro che aumentare la possibilità che lo stesso si ammali, mentalmente e fisicamente, di patologie ben più gravi e letali di quelle legate al temutissimo virus. Dissertare su tessuti sintetici atti a ostruire le vie respiratorie, su barriere di plexiglass e metri e centimetri per tenere le distanze, masturbarsi su vaccini presenti e futuri, senza mai nemmeno nominare il sistema immunitario e cosa lo attiva e lo potenzia va oltre il criminale, diventa demenziale!
Un corpo in salute e una mente lucida sono strumenti indispensabili per il perseguimento nel tempo della crescita interiore, dunque a me e Michelangelo la questione su come ottenerli e mantenerli interessa molto. Lui è l’esperto del corpo, io della mente, e insieme abbiamo imparato e comprovato che la dimensione energetica (concetto sul quale torneremo in futuri post) che sostiene l’uno e l’altra si alimenta della gioia, del contatto umano, della varietà degli stimoli, di un’alimentazione sana e rigorosa, del movimento libero e della vita all’aria aperta e, più di ogni altra cosa, tanto sul piano biochimico quanto su quello psicologico, dell’amore!
A nessuno viene in mente che ogni cosa venga detta, imposta e caldamente raccomandata da questi individui che ci comandano non sia nient’altro che la negazione dell’amore in ogni sua forma? I bambini a scuola devono desiderare di fare una vacanza ad Auschwitz per ritrovare un ambiente più umano e accogliente, gli adulti sono invitati alla delazione e all’ostilità reciproca verso un esercito di altri manichini senza faccia intenti solo a lavorare e a limitare gli spostamenti all’essenziale, manco fosse il sogno del capo-magazziniere di Amazon, congiunti chiamati a diffidare dei loro cari con cui avevano condiviso allegramente il desco fino a qualche mese fa e a isolare i loro vecchi in casa col gatto o nei centri di raccolta differenziati appositi, detti residenze sanitarie assistenziali. Dopo l’annoso dibattito che ha visto la Chiesa Cattolica rinnegare orgogliosamente l’ostia per celiaci, la stessa ha sancito che lo Spirito Santo non può nulla contro il virus e ha pensato saggiamente di sostituirlo con gel e distanze sociali, e ‘sti cazzi del segno di pace! La "nuova normalità" ci ha tolto anche il piacere del sesso mercenario (senza preservativo accettano, ma senza tampone no) nonché il gusto trasgressivo di andare con l’amante, che ormai ha la stessa faccia mascherata del partner che hai a casa (non a me e Michelangelo, che siamo bravi, ovviamente, e queste cose non le facevamo).
Una situazione che sembra un misto fra una tragedia greca e una commedia di Plauto è divenuta la nostra “nuova normalità”, col disgustoso beneplacito degli Ordini dei Medici e degli Psicologi, sempre intenti a sostenere ogni abominio imposto da chi comanda, rinnegando in un attimo decenni di studi sul valore delle relazioni umane e sulla forza delle difese dell’organismo. Magra consolazione sapere che le generazioni cresciute così riverseranno il loro odio psicotico, dopo che su se stesse, sui loro vecchi, che tutto hanno approvato… "Il male genera altro male", diceva Lermontov.
L’amore o la paura, luce o oscurità, affetti o solitudine, altruismo o egoismo, questa è la scelta, da sempre, per tutti. E, accanto a questo, noi di Credendo Vides vogliamo divulgare quanto crediamo utile perché una persona persegua un benessere integrale, negando con forza l’idea che la sopravvivenza sia disconnessa e indipendente dalla qualità della vita.
Oggi i media e i social network sono pieni di testimonianze di individui che sarebbero disposti a ridursi intrappolati per sempre nel più completo isolamento, magari chiusi in una gabbia d’acciaio in stato vegetativo come la povera Eluana Englaro, purché possano rimanere in vita. Per noi queste persone sono già morte dentro, compromesse nel loro organismo psicofisico a un livello che nessuna medicina potrà mai salvare, tantomeno noi. “Chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?”, diceva Gesù, “Per farci cosa, poi, se avete usato male il vostro tempo fino ad ora?”, aggiungiamo noi. A cosa vi serve? A guardare le serie su Netflix, a mettere l’ennesima foto su Instagram o ammirare le ultime gesta dei Ferragnez? Per amare e lavorare su voi stessi vi basta il tempo che è stato stabilito per voi, e nulla di più vi necessita, se saprete amministrarlo.
Immaginiamo, a questo punto, alcuni fra voi porsi allora le domande finali, supposte capaci di tagliare ogni argomento fin qui posto: “Come faccio ad amare o a crescere interiormente se muoio di Covid? E come potrò vivere o amarmi se a causa mia muore mio nonno?”, dubbi gridati febbrilmente mentre si concupiscono ansiosamente vaccini contro la vita, smartworking in mutande, sfreccianti monopattini monoposto e sentieri delimitati dal plexiglass, inesorabilmente soli. Se siete fra questi e le risposte non vi sovvengono da sole attraversando la nebbia mentale generata dalla vostra paura, ve lo diciamo noi, con pazienza: non conta la vita, conta solo l’amore.
Se morirai per aver dedicato la tua vita all'amore, ascenderai a un livello dove non ci saranno né rimorsi, né rimpianti. Se qualcuno sarà morto in seguito al tuo amore che questa persona ha accolto e del quale ha goduto nell’anima, allora gli avrai donato una morte serena, e questa è una grazia rara, di cui potrai sentirti orgoglioso. “Se qualcuno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e della lieta novella, la salverà”. Ipse dixit.
Credendo, Vides.


P.s. voglio rassicurare gli eventuali fruitori presenti in questo gruppo che le prostitute, purtroppo, accettano ogni richiesta, noncuranti dell’hiv, figuriamoci del Covid.