Ricomporre la frammentazione

E anche questo seminario è terminato!
Avrei voluto scrivere subito qualcosa sull'importanza di quanto, come gruppo, siamo riusciti a fare in questa domenica trascorsa insieme, ma il lavoro e la vita mi lasciano sempre meno tempo libero per riordinare le idee, focalizzare i sentimenti e le impressioni e dunque esprimere, attraverso le parole, la complessità di quello che penso e che provo...
Lo faccio ora, a qualche giorno di distanza, adesso che i processi della memoria a lungo termine hanno elaborato il materiale esperienziale ordinandolo e componendolo in un racconto interiore che assume senso e significato alla luce della mia personale visione della vita e del futuro.
Quello che abbiamo fatto domenica io e Michelangelo Drago è stato, in estrema sintesi, insegnare una tecnica molto semplice, i cui passaggi possono essere così elencati: definire cosa è un trauma e comprendere le limitazioni esistenziali che ha comportato, focalizzarne uno nella coscienza che faccia da punto d'accesso verso il proprio Sé profondo, ripetere delle frasi che autorizzano la persona a distaccarsene, ad allontanarne il dolore, e a riconnettersi con la propria vita presente e futura.
Per fare tutto questo a un livello superficiale basta leggere un manualetto di poche pagine che spiega cosa fare e come farlo. Ciò che abbiamo fatto noi, domenica, è però radicalmente diverso, perché la vuota ripetizione di frasi e parole non può raggiungere la sua piena potenza se non ha dietro una mente orientata da un'intenzione e da una consapevolezza che solo la relazione con gli altri possono generare.
Affinché gli esseri umani rimangano gregge (o meglio, "consumatori") e non diventino mai "persone", oggi, come in altri periodi della Storia recente, ciò che è sotto durissimo attacco è proprio la relazione con l'altro, che si vuole rendere recluso, censurato, mascherato, un guscio senz'anima governato dalla paura della morte e dall'odio per chi vive, ossessionato dal mantenere quanta più distanza possibile, in particolare dai suoi cari. Relazioni affettive e sociali che divengono portatrici di morte e devono dunque essere radicalmente edulcorate, meglio ancora sostituite da solipsistici stimoli digitali, in quella che, per molto tempo a venire, sarà per tutti noi "la nuova normalità".
In questo veleno per l'anima, che tutti i giorni ci viene somministrato, costituito dalla solitudine e dall'incapsulamento, il rimuginio dissociativo intrappola l'individuo danneggiato nel teatro dei suoi traumi, facendoglieli rivivere all'infinito con le loro derivate sofferenze, in una versione psicologica del Purgatorio la quale, però, non porta né ad espiazione, né a salvezza, né a crescita interiore, ma solo alla follia progressiva e al degrado del Sé.
Novello Virgilio, capace di guidare la persona ferita fuori dal suo mondo di dolore, si delinea allora l'Altro, colui o colei che è simile a te, che si pone contemporaneamente come specchio e come modello, che ti insegna una formula magica e ti porta a farla funzionare perché ti rende un mago, oppure, semplicemente, ti tende una mano e ti dice: "Dove non possiamo arrivare da soli, arriveremo insieme, e se ti perdi lungo la strada, lasciati guidare".
Ecco, nessun libro può darti questo, nessun video né pagina internet, né programma o serie tv. Ci vuole un'altra persona, come te, e difficilmente la potrai trovare rimanendo chiuso in casa. Per questo, finché ci verrà consentito, facciamo gite e seminari, per sperimentare insieme quell'esperienza capace di farci rimanere umani e di farci evolverci insieme.
Credendo, vides.