La percezione della bellezza nella psicologia contemporanea

L’esperienza della bellezza richiede di parlare di fantasmi e di macchine… Perché noi siamo un flusso evanescente di esperienze memorizzate e immaginate dentro un processore biologico. Per interagire con la realtà il nostro organismo deve infatti creare un’immagine della stessa. Attraverso gli organi di senso codifica ogni mutamento in segnali che attraversano le cellule, letteralmente viaggiando nello spazio e nel tempo per venire organizzati in forme sensate dal cervello. Questa attribuzione di senso avviene secondo vincoli biologici che stabiliscono insiemi categoriali sfumati, dinamici e interattivi; in pratica, l’attività mentale forza la realtà all’interno della cosiddetta “buona forma”, ovvero entro uno stimolo complesso, proporzionato in modo armonico e il cui sviluppo nel tempo ci è comprensibile. Quanto più un evento sollecita il nostro corpo rispettandone vincoli ed esigenze, tanto più lo percepiamo come dotato di “buona forma” e dunque bello! Questo gruppo di stimoli comprende paesaggi naturali, prodotti delle arti visive (architettura, pittura, scultura, decorazione) fino al 1910 circa, musica classica, tradizionale, “leggera”, stimolazioni corporee date da abiti comodi e attività fisiche non dolorose, cibi naturali preparati in modo semplice…

 

E la bellezza che sentiamo provenire da arte contemporanea, musica rock o tecno, cibi dalla preparazione artificiosa, da abiti, pettinature, accessori, tatuaggi e alterazioni del corpo scomode e spesso dolorose? Ciascuno di noi è guidato da bisogni fondamentali che premono per essere soddisfatti: sopravvivere, farsi amare, trovare la propria collocazione nei gruppi, costruire legami sessuali e trovare un modo per affermarsi nel mondo come persone uniche e originali. Questo ci spinge a costruire relazioni e a vivere emozioni e sentimenti di ogni tipo, segnali interni che dicono se la nostra vita sta andando bene. Ogni volta che abbiamo successo ci sentiamo felici, e ciò che ci ha reso felici lo sentiamo interiormente come “bello”, indipendentemente se il corpo approva o no quello che sta succedendo. Innamorarsi in una favela di baracche di lamiera rende meravigliosa ogni bruttura urbana, gustare cibi incommestibili con amici sinceri ce li fa sentire come ambrosia e coronare con un titolo accademico anni di sforzi e privazioni ci fa pervadere dal fascino delle formule matematiche. Insomma, quando ciò che accade nutre il nostro cuore, possiamo comprendere davvero come la bellezza sia negli occhi di chi guarda!